Area archeologica di Monte Albàn, Oaxaca, Messico
  • Monte Albàn, Oaxaca, Messico

visitata nel dicembre 2018

Partiamo dalla città di Oaxaca in bus e dopo un’ora raggiungiamo l’area archeologica di Monte Albàn situato a 1940 metri sul livello del mare, il parco si trova su di un altopiano oggi con scarsa vegetazione e in gran parte abitato. Nel biglietto di ingresso è compreso anche la visita ad un piccolo museo che introduce i turisti al parco archeologico.

Centro politico e economico della civiltà Zapoteca risulta tra i siti più antichi dell’area Mesoamericana (V sec. a.C. – IX d.C.) e in rapporti con la civiltà di Teotihuacan e i popoli Maya, raggiunto il suo massimo splendore, venne poi abbandonata e ancora oggi ci è ignoto il motivo. La città si articola intorno al Patio Principale il vero cuore cerimoniale, e una serie di congiunti architettonici monumentali ai lati. Si caratterizza per aver sviluppato come sistema di governo un vero stato, diretto dalla classe sacerdotale. Gran parte della sua economia era basata sui tributi dei sudditi, in genere offerte di mais, fagioli, zucche e altri prodotti di stagione coltivate sulle terrazze costruite sui pendii dei colli circostanti la valle. Monte Albàn è uno dei pochi siti al mondo dove si mostra chiaramente la nascita di un stato come sistema di governo. Dopo l’abbandono della città, le sue rovine furono considerate sacre sia per gli Zapotechi che la costruirono ma anche per i Mixtechi che giunsero in valle successivamente. Nel 1987 l’UNESCO inserì il sito tra i patrimoni mondiali da proteggere.

Tra i primi monumenti che incontriamo è proprio il campo del gioco della palla. Riconoscibile dalle sue inconfondibili geometrie primitive, nell’arena si svolgeva il gioco molto comune tra i popoli mesoamericani, nei momenti di vita quotidiana e per celebrazioni religiose. Apparentemente svolgeva la funzione di risolvere conflitti di diversa natura: dispute su terreni, tributi, controllo commerciale, ecc. La palla in movimento rappresentava la traiettoria degli astri sacri: Sole, Luna e Venere. Il vincitore del gioco era protetto dagli dei. Il gioco si sviluppava al livello del piano dell’arena, colpendo la palla con il bacino, ginocchia e testa, i giocatori faceva roteare la palla da una parte all’altra. I muri inclinati ai lati ricoperti di calce agevolavano il ritorno della palla nel capo da gioco, probabilmente il disco di pietra posizionato al centro era la chiave per segnare i punti. A Monte Albàn furono costruiti cinque campi da gioco quello che potete vedere nella galleria foto venne costruito intorno al I secolo a.C.

Percorrendo la Piazza Principale ai lati si trovano alcuni basamenti per templi, spesso allineati in maniera da osservare pianeti e i movimenti del sole, specie in posizione dello zenit (due volte l’anno) considerato di grande importanza per lo zodiaco zapoteco.

Giungiamo alla Piattaforma sud da dove possiamo ammirare l’incantevole visione dell’area archeologica sorta su di un luogo di per se già stupendo. L’imponente massa artificiale del basamento riflette la maniacale attenzione per i punti cardinali. La scalinata di 40 metri conduce a due basamenti piramidali, il principale all’interno del asse nord-sud della città e l’altro più piccolo verso sud est. Alle spalle di quest’ultimo edificio costruito durante l’epoca IIIB – IV (500-800 d.C.) con materiali riutilizzati da costruzioni precedenti più antiche è’ nota la presenza di un muro difensivo che venne costruito a ridosso del monumento dopo l’800 d.C. che limitava l’accesso alla piattaforma dal lato sud.

Alla base della Piattaforma sud sul lato orientale si trova il congiunto tempio-patio-adoratorio (TPA), detti il Sistema M e il Sistema IV, sono relativamente comuni a Monte Albàn e corrispondono a l’ epoca IIIB – IV (500-800 d.C). Probabilmente funzionavano come recinti cerimoniali, simili alle chiese delle nostre città attuali. Il tempio era circondato da mura, così che dall’esterno non si potesse vedere cosa si svolgesse nel patio. L’accesso è rivolto sulla piazza principale tramite una piattaforma con scale ad ambo i lati. L’altare centrale probabilmente fu usato per sacrifici e offerte rituali.

Molti conosceranno Monte Albàn sopratutto per i rilievi scolpiti detti dei “Danzanti” (500-100 a.C) ovvero raffigurazioni su pietra di schiavi, figure mitiche, scolpite con un disegno dalla linea serpentina e dai movimenti contorti. Qui si incontrano pietre scolpite con diverse figure umane in posizioni dinamiche. Le loro caratteristiche denotano vari tratti in comune, sono personaggi maschi nudi, la maggior parte obesi, con narici larghe e labbra grosse, probabilmente influenzati dalla cultura Olmeca. Esistono vari rilievi la cui interpretazione più attuale propone che si trattava di governanti o dirigenti di popoli vicini a Monte Albàn che furono catturati e uccisi in sacrificio, è presente un importante simbolismo con l’evidente castrazione dei personaggi e l’ostentazione del sangue, a volte per offrirlo alle divinità o forse usato come culto della fertilità. Il muro decorato con queste sculture verticali che rappresentano danzanti e orizzontali che rappresentano nuotatori, sono un testo in sequenza per essere letto dai visitatori dell’edificio. La presenza di simboli e date su diverse pietre, narrano fatti storici dei loro tempi. Secoli dopo, proprio i zapotechi smantellarono la parte del muro per riutilizzarlo in altre costruzioni. Oggi solo una piccola parte del muro si presenta senza nessuna alterazioni di epoche posteriori.

I palazzi che si trovano all’interno della Piazza principale potevano essere destinati ad un doppio uso: come spazi abitativi oppure come aree amministrative e cerimoniali. Il complesso fu costruito tra gli anni 300 e 800 d.C. e si articola intorno ad un patio centrale a pianta quadrangolare delimitato da nuclei abitativi. Durante la sua occupazione venne modificato più volte in base alle esigenze dei sacerdoti. Due tombe (N. 60 e N. 69) si trovano ai lati del palazzo. A Monte Albàn è poco comune che le tombe si trovino fuori della casa, questo potrebbe significare epoche diverse della sua costruzione.

Gli edifici centrali della piazza principale formano un congiunto di tre templi costruiti a partire de l’epoca II (100 a.C. – 350 d.C.) su di una collina rocciosa naturale. L’edificio nel mezzo è il più grande e durante l’epoca II o IIIA (350-500 d.C.) l’accesso si trovava sul lato occidentale. In questa epoca IIIB-IV (500-800 d.C.) venne chiuso l’accesso ad ovest in maniera tale che la scalinata e il tempio risultassero orientati verso est e TPA della piazza. I tempi laterali sono orientati verso nord e sud, rispettivamente, furono costruiti nella stessa epoca II e IIIB-IV.

La Piattaforma Nord (500-800 d.C.) è un complesso architettonico tra i più complicati e antichi della città di Monte Albàn, sia per le dimensioni dell’intricato numero di edifici e cortili interni, sia per i diversi accessi che somigliano ad un acropolis greco. Venne costruito e modificato durante vari secoli, cercando tutte le volte di soddisfare le necessità dei destinatari. Così, l’impressionante portico sostenuto da dodici colonne che davano accesso al patio chiuso, offre un idea chiara del tipo di residenza fosse riservata per l’ elite dominante del luogo.

All’ingresso della piattaforma nord si trova la Stele numero 9. Ritrovata da Leopoldo Batres agli inizi del XX secolo, questa stele è anche detta obelisco per la singolare punta nella parte superiore, i suoi quattro lati sono decorati con glifi di eccellente fattura, questo tipo di stele che ricorda inevitabilmente quelle dei vicini Maya è uno dei più importanti monumenti di Monte Albàn. Sul lato sud possiamo osservare un personaggio maschile riccamente abbigliato, nella parte bassa si presenta il grifo “8 Flor” probabilmente il nome del personaggio.

Il lato orientale è decorato con due personaggi con grandi ciuffi adornati e con pietre preziose; probabilmente sacerdoti, con nelle mani borse di copal (un albero sacro), di fronte al suo viso si può notare il glifo delle parole, come un in fumetto moderno.

Sul lato di ponente si trova il rilievo scolpito di un sacerdote con il glifo della parola e una composizione di glifi dove si indicata una data importate per il personaggio raffigurato.

Il lato nord contiene l’iscrizione più importante mostra due personaggi con i rispettivi nomi sulle proprie teste, uno di loro sta parlando e l’altro ascoltando, sotto di loro una serie di glifi che rappresentano una esposizione narrativa di numeri e simboli, in questa narrativa probabilmente ci sono riferimenti a un periodo importante per il governo.

Sulla piattaforma nord si trovano quattro templi di cui restano oggi soltanto i basamenti, che delimitano un congiunto cerimoniale dell’epoca IIIB-IV (500-800 d.C.). Disposti lungo i punti sono indicati dagli archeologi come Edificio D, VG, E e il Tempio delle due colonne decorate con rilievi di figure mitiche. Una nota a parte per l’edificio VG (vertice geodesico) che sembra fosse un punto di “mediazione topografica” segnato su una tavola in bronzo e utilizzato per conto del governo per mappare il paese.

Parte delle descrizioni e informazioni utilizzate per questo articolo provengono proprio dal materiale didattico raccolto dai noi sull’area archeologica e da testi universitari.

E’ stata una giornata molto impegnativa, ma sicuramente portiamo a casa un’ esperienza unica e indimenticabile che solo il Messico puteva regalarci, non possiamo augurarci di farvi un presto ritorno e consigliarne la visita.

Link consigliati:

INHA – instituo national de antropologia