Pompei, (Napoli, Campania)
Pompei, (Napoli, Campania).

visitata nell’aprile del 2016

Era da molto tempo che cercavamo di programmare un ritorno nella spettacolare area archeologica della città di Pompei e finalmente ci siamo ritornati. Negli ultimi decenni dopo diversi crolli Pompei è ritornata all’attenzione dei media ed oggi è oggetto di una nuova politica di risanamento e riscoperta, ed infetti qualcosa è cambiato o meglio sta cambiando. Il nostro reportage parte dall’esigenza di raccontare e documentare l’arte e l’architettura della Pompei romana tragicamente scomparsa con l’eruzione del Vesuvio nell’agosto del 79 d.c.  Ricordi dell’adolescenza ci riportano indietro nel tempo, di vent’anni almeno, quando da ragazzino passeggiavo per gli scavi passando delle bellissime domeniche estive, esplorando liberamente la città con mio padre, oggi invece la visita a Pompei è praticamente obbligata in un percorso principale, molte strade chiuse, tanti gli edifici non accessibili fanno si che le persone si concentrino sui pochi noti siti, i soliti, quelli più gettonati dalle guide turistiche.

Partiamo da Napoli nelle prime ore del giorno e con la circumvesuviana comodamente scendiamo alla fermata “Villa dei Misteri” ed eccitati come non mai ci addentriamo in questo spettacolo imperdibile per uno storico dell’arte.

L’accesso occidentale alla città di Pompei avveniva dalla porta occidentale, ovvero “Porta Marina” la cui strada conduceva verso il mare, costruita nel 80 a.c. nell’epoca sillana utilizzando malta e pietra. Era delle sette porte cittadine la più maestosa, composta da due fornici quello più grande utilizzato per il passaggio dei carri e l’altro dalle dimensioni più ridotte per i pedoni. La porta era collegata alla “Cinta muraria” ancora visibile costruita a partire del VI sec. a.c. e lunga più di 3200 metri e dotata di dodici torri da guardia.

Le “Terme suburbane” si trovano a lato di “Porta Marina” e a ridosso delle mure cittadine, avendo queste perse d’importanza difensiva con l’entrata di Pompei sotto il dominio romano. Al contrario delle “Terme Stabiane” che erano pubbliche, le “Terme Suburbane” erano ad uso privato, al piano inferiore si trovavano gli ambienti termali mentre dai ritrovamenti di pittura a soggetto erotico si suppone che al piano superiore si svolgesse illegalmente la prostituzione.

Ci lasciamo trascinare dal fiume di turisti diretto verso il “Foro”, ma attenzione alla nostra sinistra, un piccolo ingresso laterale ci porta all’interno della “Basilica” edificio in cui si amministrava la giustizia. Le colonne che dividono in tre corridoi la navata dovevano essere altissime a giudicare dalle dimensione della base. I capitelli erano di ordine ionico e al suo interno era posizionata una statua equestre mentre le pareti erano decorati con pregevoli stucchi che simulavano un rivestimento marmoreo. La tribuna era il luogo dove sedevano i magistrati durante i processi ed attualmete è uno degli edifici più antichi del mondo romano, le sue origini risalgono agli anni tra il 130 e il 120 a.c. e venne scavata durante i primi anni del Novecento.

Ed ecco che si apre dinanzi ai nostri occhi quello che una volta era il centro commerciale e sociale dell’antica Pompei, il “Foro Civile”. I principali edifici pubblici lo circondano sui lati insieme al mercato e ai templi religiosi, nel corso dei secoli è stato più volte modificato, prima dell’eruzione era circondato da un portico coperto in asse con il Tempio di Giove e il Vesuvio. La pavimentazione ultima era stata realizzata in travertino e i ritrovamenti di alcuni fori su alcune lastre portano ad ipotizzare che si trovasse una scritta in metallo già derubata in epoca antica.

L’enorme cornice di marmo decorata con foglie d’acanto e animali che si affaccia sul Foro è stata collocata erroneamente dinanzi all’entrata del “Portico della Concordia”, mentre essa in realtà decorava l’accesso al “Tempio del Genius Augusti” eretto per volere della sacerdotessa di Cerere e del Genio di Augusto.

Sul lato occidentale del “Foro” si trovava il mercato della frutta e verdura “Mercato Olitorio”, oggi quest’area ospita alcuni reperti archeologici raccolti a partire della fine dell’Ottocento, alcuni indizzi portano all’ipotesi che l’edificio risultasse ancora incompleto al momento dell’eruzione.

Ai lati del “Tempio di Giove” si trovavano due “Archi Onorari” costruiti in laterizio e decorati con marmo, quello sul lato occidentale era dedicato a Druso figlio di Tiberio, sappiamo che venne gravemente danneggiato durante il terremoto del 62 d.c. mentre l’arco sul lato orientale era probabilmente dedicato all’imperatore Caligola.

A Pompei sono stati ritrovati molti centri termali, questo la dice lunga sullo stile di vita dei romani e dei pompeani in particolare. Situate alle spalle del “Tempio di Giove”  le “Terme del Foro” erano un edificio pubblico che si componeva di due aree separate quella femminile e quella maschile. Quest’ultima si componeva dell’apodyterium (spogliatoio) usato come tepidarium (bagno di media temperatura), del frigidarium (bagno freddo) e del calidarium (bagno caldo). Anch’esso come molti edifici della città venne ristrutturato dopo il violento terremoto del 62 d.c. Particolare attenzione meritano le nicchie porta oggetti decorati con bellissimi telamoni e gli stucchi della volta, che nel calidarium hanno un andamento lineare che permetteva al sudore di non sgoccialore sulle teste dei presenti, ma facilitavano lo scivolare del liquido sui lati delle pareti e poi sul pavimento. Il ritrovamento di centinaia di lucerne porta all’ipotesi che le terme fossero anche aperte la sera.

Lasciamo l’area del “Foro” e proseguiamo lungo “Via dell’Abbondanza”  una delle arterie principali del traffico pompeiano che porta fino all’ “Anfiteatro” e quindi a “Porta Sarno” e alla sua necropoli. Ma prima dobbiamo necessariamente visitare l’area del “Foro Triangolare” che sorgeva presso la foce del fiume Sarno. In questa area sorgeva uno dei templi più antichi di Pompei ovvero il “Tempio dorico di Atena ed Eracle” (VI sec. a.c.) e il “Tholos”, un edificio circolare colonnato con al centro un pozzo.

Dall’area sacra scendiamo con una comodissima scala verso il “Quadriportico dei Teatri” o “Caserma dei Gladiatori”, il portico costituito da 74 colonne doriche accoglieva gli spettatori negli intervalli degli eventi teatrali.

Stupisce ancora l’ottimo stato di conservazione delle gradinate del “Teatro Grande”. L’edificio costruito nella seconda metà del II secolo a.c. e sfrutta la naturale pendenza del terreno, restaurato in età augustea si compone di tre gradinate divise in cinque settori, ed era dotato di un velarium per i giorni estivi e di posti numerati.

Il “Teatro piccolo” o Odeion viene costruito per volere di due magistrati Marcus Porcius e Caius Quinctius Valgus gli stessi che faranno erigere l’ “Anfiteatro”. L’edificio decorato con marmi policromi presenta anche due telamoni che sorreggono le gradinate, inoltre era coperto da un tetto e ospitava spettacoli di mimo e musicali.

Lasciamo i teatri e ci ritroviamo in “Via Stabiana” dove fotografiamo “Porta di Stabia” e le numerose botteghe alimentari che vendevano i loro prodotti agli spettatori. Queste botteghe si chiamavano “Thermopolium” e a Pompei ne sono state scoperte 89, in questi locali si potevano consumare cibi caldi e altri prodotti, i clienti erano per lo piu schiavi o appartenenti ai ceti bassi dato che nelle loro case non c’era la cucina al contrario dei ceti più ricchi.

Ormai la stanchezza comincia a farsi sentire e anche un leggero appetito, così facciamo una breve pausa alla “Casina dell’Aquila” dove si può ammirare una bellissima vista panoramica su tutta l’area archeologica e ritorniamo al “Foro” dove approfittiamo dell’unico punto di ristoro all’interno dell’area archeologica ovviamente affollatissimo, molto salato nei prezzi e con inevitabili problemi dei rifiuti.

Dopo di che riprendiamo il nostro reportage e percorriamo “Via delle Terme” per dirigerci verso “Porta Ercolano” e visitare “Villa dei Misteri”. Lungo il percorso troviamo il famosissimo mosaico posto all’ingresso della “Casa del Poeta tragico” raffigurante un cane al guinzaglio con l’iscrizione “Cave Canem” ovvero “attenti al cane”. La casa si componeva di un atrio centrale decorato con raffinati mosaici tra cui la raffigurazione di attori che si preparano per lo spettacolo, da qui il nome dato all’edificio, che fù scavato tra il 1824 e 1825 quando si riportarono alla luce anche il dipinto raffigurante la “Vendita degli amorini” che divenne molto popolare all’epoca.

Proseguiamo per “Via Consolare” dove si trova la “Casa del Forno” costruita a partire del II sec. a.c. trasformata dopo il terremoto del 72 d.c. in un forno. In tutta Pompei si contano circa 30 panifici ciò indica che l’attività doveva essere molto conveniente, in quello che una volta era il peristilio furono poste quattro macine che venivano messe in movimento dagli schiavi o dagli asini, infatti nel retro della bottega fù rinvenuto uno intero scheletro.

La costruzione di “Porta Ercolano” si distingue dalle altre per il semplice motivo che essendo costruita dopo la conquista romana non presenta elementi difensivi, la sua Necropoli utilizzata già dal I sec. a.c. conserva alcune tombe monumentali tra cui una “Schola” ovvero tombe con un sedile semicircolare in tufo dedicate dalla città ai cittadini più celebri.

Non c’è meta più ambita di un visitatore di Pompei che non sia la splendida “Villa dei Misteri”, l’edificio risale al II secolo a.c. ma fù rimodellato tra gli anni 80 e 70 a.c. E’ conosciuta in tutto il mondo per le pitture della “Sala dei Misteri” dove è dipinto un emblematico ciclo murale raffigurante un rito misterico legato al culto dionisiaco. In altri ambienti si scorgono bellissime pitture in stile egizio dove è possibile ancora ammirarne le porte e le finistre lignee, un’altra parte della casa era destinata alla produzione e vendita del vino. Inutile descrivere lo stupore dinanzi alla padronanza dei volumi plastici, dei chiaroscuri che gli artisti antichi dimostrano di conoscere anticipando quello che molti secoli dopo chiameremo in Europa Rinascimento, purtroppo non essendo possibile entrare nella stanza si può solo ammirare in parte attraverso due aperture.

A questo punto siamo a metà della nostra visita e ci diregiamo dall’altra parte della città, questa volta la nostra meta finale è il Regio II dove si trova l’ “Anfiteatro”.

Evitiamo di passare dal “Foro” e percorriamo “Via della Fortuna” senza non visitare la casa più grande di tutta Pompei, ovvero la “Casa del Fauno” con i suoi 3000 mq circa di spazio. Costruita a partir del II sec. a.c. Al suo ingresso dava il benvenuto ai visitatori il mosaico con la scritta “Have” e si veniva introdotti in due atrii e due peristili intorno a cui si articolavano le altre stanze, questo permetteva alle persone che ricoprivano cariche pubbliche di utilizzare la propria abitazione sia come “luogo pubblico” che come residenza privata. La casa prende il nome dalla statua del Fauno presente al centro dell’implivio con lo sguardo diretto verso la luce che proveniva dall’alto, il satiro danzante legato sempre ai culti dionisiaci richiamava anche il nome orginario della famiglia proprietaria dell’edificio, cioè i “Satrii”. Ma certamente altro tesoro inestimabile è rappresentato dal mosaico della “Battaglia di Isso” realizzato nel II sec. a.c. in cui è raffigurato Alessandro Magno in battaglia contro il re persiano Dario.

Il “Tempio della Fortuna Augustea” sorge su di un piccolo podio e fù costruito sul terreno di un privato Marco Tullio sostenitore del culto dell’imperatore, e veniva curato da un gruppo formato da schiavi e liberti. Parte delle sue decorazioni vennero depredate subito dopo l’eruzione, mentre furono ritrovati i resti delle colonne e dei capitelli in marmo.

E’ certamente uno degli edifici che ci fornisce moltissime informazioni sulle abitudini sessuali degli antichi pompeiani, il “Lupanare”, ovvero il luogo dove la “Lupa” (prostituta) svolgeva la sua attività. Spesso schiave greche o orientali soddisfacevano le richieste delle classi più povere, le scene erotiche erano una sorta di menù delle prestazioni e i prezzi erano dai due agli otto assi (una coppa di vino costava un asse), il proprietario con le prostitute abitavano al piano superiore mentre in quello inferiore si svolgevevano le attività.

Un grandissimo cortile ci introduce nelle terme più antiche del epoca romana. Le “Terme Stabiane” erano dotate di una piscina e di un lungo portico che introduceva gli uomini nell’apodyterim (spogliatoio), al frigidarium (bagni freddi), al tepidarium (bagni di temperatura media) e al calidarium (bagni caldi). Un edificio magnifico che mantiene ancora intatto tutto il suo fascino anche se la parte femminile dell’edificio era molto ridotta per dimensioni e raffinatezza.

Riprendiamo “Via dell’Abbondanza” per visitare il Regio I, dove si trova la “Casa del Menandro” una grande abitazione di proprietà di Quinto Poppeo Sabino della famiglia dei Poppei, parenti di Poppea Sabina seconda moglie di Nerone e proprietaria della stupenda “Villa Oplontis” oggi visitabile nel centro di Torre Annunziata. Nell’atrio troviamo scene dipinte ispirate dall’Iliade e dall’Odissea, il dipinto raffigurante il commediografo ateniese Menandro si trova sulle parti del portico e fornisce il nome all’edificio.

La “Casa e Thermopolium di Vetutis Placidus” si presenta con un decoratissimo bancone con incastonati all’interno le giare per servire i cibi caldi e dove in una di esse furono ritrovati quasi 3 chili di monete forse l’ultimo guadagno della giornata. E’ molto ben conservata la pittura dedicata ai “Lari” le divinità della casa.

Altro edificio che ci permette di studiare la pittura murale pompeiana è la “Casa del Frutteto” in cui sono conservati le decorazioni delle stanze destinate al riposo (cubicoli) con raffigrazioni di limoni e corbezzoli, simbologie che rimandano al culto di Iside e uno splendido fico avvolto da un serpente simbolo di prosperità.

Siamo ormai alla fine del nostro viaggio quando arriviamo al Regio II, dove sbirciamo da una porta in ferro il “Foro Boario” o meglio quello che fù creduto essere nella prima metà dell’Ottocento durante gli scavi iniziali. Successivamente si notaro i segni lasciati da un impianto di vigne coltivate con il sistema della “vitis compluviata”, essendo l’area vicina all’ “Anfiteatro” qui si vendeva anche il vino che veniva conservato nei contenitori in terracotta e che potevano contenere fino a 120 ettolitri, oggi è stata rimpiantata una vigna sperimentale.

Costruito ai margini delle mura cittadine per agevolare l’affollamento delle migliaia di spettatori, l’ “Anfiteatro” di Pompei resta il più antico del mondo romano. Eretto nel 70 a.c. per volere dei magistrati Caius Quinctius Valgus e Marcus Porcius, era in grado  di accogliere fino a 20.000 spettatori che giungevano anche dalle città vicine. Le gradinate superiori si raggiungono con una doppia scala mentre quelle più basse attraverso un corridoio in discesa. L’arena si compone di un parapetto un tempo affrescato con soggetti simili ai fregi ancora visibili, ovvero gladiatori, animali e lotte. Nel 59 d.c. l’“Anfiteatro” venne chiuso per dieci anni a causa di una violenta rissa scoppiata fra pompeiani e nucerini, ma dopo il terremoto che colpì la città nel 62 a.c. il Senato di Roma decise di riaprirlo.

La “Palestra grande” si trova proprio al lato dell’ “Anfiteatro” , presenta dieci aperture verso l’esterno e si compone di un porticato che circonda la piazza centrale al cui centro è situata una grande piscina. Costruita all’inizio del I secolo d.c. al suo interno si addestravano giovani pompeiani, durante gli scavi degli anni ’30 del secolo scorso furono rinvenuti numerosi scheletri, oggi il sito ospita una mostra di affreschi e reperti di Moregine, un edificio che si trovava presso il porto fluviale.

Concludiamo il nostro viaggio con “Porta Nocera” costruita in epoca sannitica (IV sec. a.c.) ha subito numerose modifiche ed è molto vicina alle forme architettoniche di “Porta Nola” e “Porta Stabia”. La necropli che si trova oltrepassata la porta è disposta ai lati della strada che circonda le mura, qui si possono ammirare diverse tipologie di monumenti funerari da quelle più nobili a quelle più modeste.

Si è cercato di dare maggior risalto alle immagini e alle riprese video piuttosto che al testo e alle descirizioni minuziose, la bibliografia e gli studi sull’arte e la società pompeiana sono praticamente sterminati, indichiamo in basso le nostri fonti, sperando di avervi incuriosito a visitare questo immenso museo a cielo aperto che spetta a tutt* noi conservare, rispettare e ammirare.

La Redazione.

Link ufficiali:

Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei.

Wikipedia: Scavi archeologici di Pompei

Video Reportage: