(30 novembre 2016 – 07 maggio 2017)
“Giaele e Sisara” (1620), Artemisia Gentileschi, Museo delle Belle Arti di Budapest

Nel XVII secolo il ruolo sociale delle donne europee era fortemente condizionato da una società maschilista che ostacolava ogni tentativo di emancipazione, partecipazione alla vita politica, sociale, lavorativa e anche artistica. Artemisia Gentileschi nasce a Roma nel 1593 in una famiglia già dedita alla pittura, se pur dipingere “non era cosa da donna”, Artemisia continuò a esercitarsi nella pittura presso la bottega del padre ricevendone la stima e suporto ma anche l’amicizia di gran parte del mondo culturale romano. L’influenza del Caravaggio e dei suoi contemporanei ma anche dei maestri antichi, della scuola bolognese dei Carracci, fanno della sua pittura una delle più richieste della città di fatti le committenze specie per ritratti aumentano notevolmente. Ma la vita di questa straordinaria artista è segnata inevitabilmente dalle violenze subite, prima dal padre in età adolescenziale e l’altra dal pittore Agostino Tassi nel 1611 che la stuprò e su cui si instituì un processo giudiziario che si concluse con il Tassi condannato in modo lieve e la reputazione di Artemisia ormai compromessa, dopo il processo lascia Roma e viaggia tra Napoli, Firenze, Venezia, Londra, per poi ritornare nuovamente a Roma e morire a Napoli nel 1653. La capitale celebra la sua arte con un’importante mostra con oltre 100 opere in esposizione provenienti da musei e collezioni internazionali che consentono un confronto tra le opere di Artemisia e gli artisti suoi contemporanei.

Link ufficiale:

“Artemisia e il suo tempo” – Museo di Roma, Palazzo Braschi

Artemisia Gentileschi – Wikipedia

Video ufficiale: